VISUAL DIARY
Biografia

Tradotto da Patricia Pitisci.

Isabella Pitisci (1969 - 2013) inizia ad esporre le sue prime opere all'inizio del suo corso di laurea in fotografia al "Camberwell College of Arts" nel 2004. La sua carriera artistica conta numerose mostre, collettive o personali, organizzate in diversi luoghi : Frieze Art Fair, Morley Gallery, Central Space, The Royal Institution of Great Britain, Flat Time Home, Martello St Studios, al Gallery Ipswich, Bury St Edmonds Art Gallery. Particolarmente significativa della sua attenzione portata all'esperienza fenomenologica del pubblico, è la scelta di installare le sue opere in siti quali Queens Wood, London and Marys-at-the-Quay, Ipswith. Isabella Pitisci è stata insignita di due premi che sottolineano la sua creatività professionale: il primo assegnato dalla Royal Female School of Art Foundation in collaborazione con il Morley College ed il secondo dalla London College of Communication for Media Design.

Desiderosa di condividere le sue esperienze e conoscenze, Isabella Pitisci ottiene un PGCE (postgraduate certificate of education) e inizia ad insegnare alla Suffolk School of Arts nel 2009, continuando allo stesso tempo a sviluppare la sua pratica fotografica.

La memoria dell'eccellenza creativa di Isabella Pitisci, artista scomparsa prematuramente nel 2013, è celebrata in questa pagina web.

Il suo lavoro

Isabella Pitisci disintregra i confini tra l'oggetto e la sua immagine, mostrando attraverso la rappresentazione materiale e la reincarnazione, l'oggetività sia del supporto dell'immagine che dell'immagine stessa.

Il materiale sul quale è stampata l'immagine serve da dimensione simbolica al lavoro di I. Pitisci. Ci incoraggia a vedere l'immagine come un oggetto. Le immagini che ci propone I. Pitisci sono invase da concetti, conseguenze di sperimentazioni sulla posizione dell'immagine e del suo supporto in uno spazio tridimensionale. Il legame tra la foto ed il mondo materiale è messo in rilevo dalla presenza di tracce fisiche e dell'usura del tempo quali graffi e polvere, fino alla perturbante assenza dell'immagine stessa.

Il lavoro genera tematicamente e formalmente riflessione e autoriflessione. I tropi che la sua opera esplora si riferiscono alla conservazione e la forma del suo lavoro diventa un linguaggio che descrive l'idea o meglio, per essere fedele allo spirito del lavoro, è attraverso la sua stessa materialità che l'opera acquisisce un significato. I. Pitisci spinge lo spettatore verso un'esperienza fenomenologica con l'oggetto. L'opera ha una vita propria e lo spettatore è invitato a lasciare che l'oggetto rispecchi la sua sensibilità e i suoi desideri. Dopo tutto , "è l'oggetto che ci pensa".

Se volete saperne di più , si prega di contattare Rachida Mokhtari .



mokhtahari@googlemail.com

Missing 2

(2006)

"Missing 2" allontana il concetto di "Missing 1" dal video e lo ripropone in una forma tattile stampando i ritratti sulle foglie. Di pari passo con l'interesse di Isabella Pitisci nella fisicità delle immagini, questo lavoro rappresenta una pietra miliare nella sua pratica artistica. All'immagine viene assegnato un rapporto specifico al luogo, un rapporto fisico con la realtà. La natura delicata ed effimera di questo lavoro prosegue il lavoro di "Missing 1" con dolce tristezza, finezza e tatto. Quasi duecento foglie sulle quali volti di persone scomparse sono state stampate sono state disperse nel Queens Wood di Londra. Colte dal vento, accartocciate nelle mani dei passanti incuriositi, questi volti gradualmente scendono in forme irriconoscibili, facendo eco ancora una volta al tema del passaggio delle persone ormai scomparse.